La Madonna del Carmine conosciuta anche con il nome di Nostra Signora del Monte Carmelo è uno dei titoli con il quale viene invocata la madre di Gesù, Maria, in ambito cattolico.
Il titolo di Signora del Monte Carmelo serve a ricordare l’eredità spirituale del profeta Elia. A imitazione di Elia, nel XII secolo, ci furono diversi eremiti che scelsero di ritirarsi sul Monte Carmelo con l’intento di dedicarsi al culto divino ed essere patrocinati dalla Beata Vergine Maria e madre di Gesù Cristo.
Da questa comunità eremitica nacque poi l’ordine dei carmelitani, che promosse da sempre il culto della Vergine Maria con il titolo di Signora del Monte Carmelo, o di Madonna del Carmine.
La Regina del Monte Carmelo dunque, sin da quando sono nati i carmelitani è stata la patrona di coloro che s’impegnano a vivere appieno la spiritualità del Carmelo. Questa è la protettrice di tutti coloro che indossano lo scapolare ed è un sostegno speciale anche per le anime che si trovano nel purgatorio.
Madonna del Carmine: appellativi, iconografia e festeggiamenti
Gli appellativi che sono rivolti alla Madonna del Carmelo sono diversi. Durante il corso dei secoli è stata chiamata con l nome di: Stella del Mare, Gloria del Libano, Fiore del Carmelo, Vanto e Decoro del Carmelo, Madre illibata, Pioggia ristoratrice della siccità, Signora del suffragio, Splendore del Cielo.
In ambito iconografico la Vergine è stata rappresentata sempre con il Bambino Gesù tra le sue braccia. L’abito e lo scapolare sono di colore scuro mentre il mantello è di colore bianco. All’immagine di Maria e della Madonna del Carmine vengono associate le anime purganti e i santi dell’ordine dei Carmelitani.
La memoria liturgica e i festeggiamenti in memoria e onore della Madonna del Carmine è stata fissata il 16 luglio.
La storia della Signora del Monte Carmelo e il legame con i Carmelitani
La devozione da parte della Signora del Monte Carmelo è legata in modo inscindibile alla storia, ai valori spirituali dell’Ordine dei frati Carmelitani. Alla diffusione del Santo Scapolare e alla preghiera delle anime sante che si trovano in purgatorio.
Durante i secoli del medioevo si stabilirono sul Carmelo le prime comunità monastiche del cristianesimo, che incominciarono a seguire una vita di contemplazione. Nel corso del XI secolo, i crociati hanno trovato in questo luogo i religiosi che con il rito maronita, si definivano i discepoli del profeta Elia, seguendo la regola di San Basilio.
Agli inizi del ‘200 questi iniziarono dunque ad imitare il santo uomo Elia, presso la fonte di Elia che porta il nome. Vennero identificati successivamente con il nome di Frati della Beata Vergine Maria del Carmelo, che oggi sono conosciuti con il nome di Carmelitani.
Ed è in questo modo che il Carmelo ha acquisito in modo definitivo le sue peculiarità: ossia riferimento al profeta Elia e il legame con Maria Vergine.
Gerardo Maiella nasce a Muro Lucano il 6 aprile del 1726, quest’uomo è stato un religioso italiano e parte della Congregazione del Santissimo Redentore. Viene canonizzato e proclamato Santo nel 1904 da Papa Pio X.
Storia di San Gerardo
Figlio di un sarto modesto di nome Domenico e originario di Baragiano e di una donna Galella Benedetta. Dopo la morte prematura del padre entro a lavorare al servizio del vescovo di Lacedonia. Morto il prelato, Gerardo che da sempre avvertiva la chiamata del Signore alla vita di religione, tento dapprima a farsi ammettere tra i frati cappuccini nella sua città natale, ma non ci riuscì in quanto la sua salute era cagionevole.
Nel 1748, conobbe un gruppo di sacerdoti redentoristi che erano impegnati a seguire una missione popolare a Muro Lucano a Potenza. La madre però non era d’accordo. Per questo motivo, decise di scappare di casa con l’aiuto di un lenzuolo e di una fune calandosi dalla finestra.
Gerardo era un lavoratore instancabile, nonostante fosse molto fragile, si impegnava moltissimo nei suoi compiti, così venne finalmente ammesso all’interno della Congregazione Redentorista fondata da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori durante il 1732. Nei conventi dove si dedicò alle varie mansioni tutti lo conoscevano per il suo impegno nella preghiera e nella penitenza. I fedeli lo ricordano anche come dotato del dono del miracolo.
Beatificazione e canonizzazione
La causa di beatificazione di San Gerardo inizio 80 anni dopo la sua morte, per diverse ragioni. Principalmente, ciò avvenne per un continuo e crescente interesse intorno alla sua figura e alle invocazioni per il patrocinio di Gerardo. Questa sua fama da santo rimase viva per un lungo periodo. Per questo motivo Papa Leone XIII decise il 29 gennaio del 2893 di dichiararlo beato. Successivamente fu canonizzato da Papa Pio X, a dicembre del 1904. Dopo che migliaia di fedeli e diversi vescovi presentarono al Papa la richiesta di proclamarlo come patrono delle mamme e dei bambini per la Chiesa Cattolica.
Il culto di San Gerardo
San Gerardo viene venerato in diverse parti di tutto il mondo, ed è particolarmente oggetto di culto nelle zone visitate come Deliceto, i paesi della provincia d’Avellino, tra i quali Materdomini e Lacedonia, che ne conserva le spoglie mortali e anche Corato dove è compatrono. Inoltre, il suo culto è presente in Vietri di potenza, Potenza, Monopoli, Molfetta, Tropea e San Giorgio del Sannio.
Il culto successivamente si è diffuso molto anche in America, in Oceania e in Europa. Infatti, sono numerose gli ospedali, le chiese e le case cattoliche che gli sono state dedicate. I pellegrinaggi alla sua tomba sono diversi nel corso del tempo, si calcolano milioni di pellegrini ogni anno al fine di venerare le sue spoglie. Inoltre, il santuario è molto frequentato dalle mamme. Infatti, sono tante le donne che portano fiocchi rosa e azzurro in segno di ringraziamento e di protezione.
Sul calendario romano e sul martirologio la memoria liturgica di San Gerardo è segnalata per il 16 ottobre.
Gemma Galgani nasce il 12 marzo 1878 a Bogonuovo di Camigliano (Lucca), riceve il battesimo il 13 marzo. Il 26 maggio 1885, nella chiesa di San Michele in Foro, l’arcivescovo di Lucca somministra a Gemma la Cresima. La mamma Aurelia muore nel settembre del 1886.
Un altro grande dolore per Gemma fu la morte del fratello Gino, seminarista, avvenuta nel 1894, ad appena 18 anni. Nel 1895 Gemma riceve l’ispirazione a seguire con impegno e decisione la via della croce, quale itinerario cristiano. Gemma ha alcune visioni del suo angelo custode che le ricorda che i gioielli di una sposa del crocifisso sono la croce e le spine.
L’11 novembre 1897 muore anche il padre di Gemma, Enrico, e le misere condizioni della famiglia, la obbligano a lasciare la casa di via S. Giorgio per quella di via del Biscione, 13 (oggi via S. Gemma 23). Gemma trascorre un periodo a Camaiore, presso la zia che l’aveva voluta con sé dopo la morte del babbo, ma nell’autunno 1899 si ammala gravemente e ritorna in famiglia. I mesi invernali segnano grandi sofferenze per tutti e le ristrettezze economiche si fanno sentire penosamente sulla numerosa famiglia.
Gemma nel frattempo matura una decisione e la sera dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata, fa voto di verginità. Nella notte seguente il venerabile Gabriele le appare nuovamente chiamandola “sorella mia” e porgendole a baciare il segno dei passionisti che gli posa sul petto.
Nel gennaio del 1900, Gemma comincerà a scrivere a padre Germano, il sacerdote passionista che avrebbe riconosciuto in lei l’opera di Dio e nel settembre successivo lo incontrerà personalmente. Sempre in settembre, Gemma lascia definitivamente la sua famiglia per andare ad abitare in casa Giannini, tornerà alla sua casa solo in rare occasioni per consolare la sorella Giulietta quando sofferente. Nel maggio del 1902 Gemma si ammala nuovamente, si riprende, ma ha una ricaduta in ottobre.
Nel frattempo muoiono la sorella Giulia (19 agosto) e il fratello Tonino (21 ottobre). Il 24 gennaio 1903, per ordine dei medici, la famiglia Giannini deve trasferire Gemma in un appartamento affittato dalla zia Elisa, Gemma vive così l’esperienza dell’abbandono di Gesù in croce e del silenzio di Dio. E’ fortemente tentata dal demonio, ma non smarrisce mai la fede, non perde mai la pazienza ed è sempre piena di amore e di riconoscenza verso chi l’assiste nella malattia.
Al mezzogiorno dell’11 aprile 1903, Sabato Santo, come si usa all’epoca, le campane annunciano la risurrezione del Signore e alle 13.45, Gemma si addormenta nel Signore, assistita amorevolmente dai Giannini. Il 14 maggio 1933 papa Pio XI annovera Gemma Galgani fra i Beati della Chiesa. Il 2 maggio 1940 papa Pio XII, riconoscendo la pratica eroica delle sue virtù cristiane, innalza Gemma Galgani alla gloria dei Santi e la addita a modello della Chiesa universale.
A Lucca, santa Gemma Galgani, vergine, che, insigne nella contemplazione della Passione del Signore e nella paziente sopportazione dei dolori, a venticinque anni nel Sabato Santo concluse la sua angelica esistenza.
La data di culto per la Chiesa universale è l’11 aprile, mentre la Famiglia Passionista e la diocesi di Lucca la celebrano il 16 maggio.
Santa Elisabetta di Portogallo : Isabella di Aragona (Elisabet in catalano) nacque a Saragozza nel 1271 da Pietro III il Grande re di Aragona. Sua madre, Costanza II di Sicilia, era la figlia del re di Sicilia Manfredi, cioè il figlio illegittimo dell’imperatore Federico II.
Il regno di Dionigi portò molti miglioramenti per il popolo portoghese: esso conobbe infatti un notevole sviluppo economico, militare (con l’allestimento di una grande flotta) e culturale (con la fondazione dell’Università di Lisbona, poi spostata a Coimbra).
Santa Elisabetta di Portogallo 4 luglio
Tuttavia, il re non era altrettanto apprezzabile come marito.
Dionigi cadeva puntualmente invischiato in relazioni con altre donne, diventando padre di sempre più numerosi figli illegittimi, mentre i figli legittimi avuti da Isabella sono soltanto due, Costanza e Alfonso IV.
Dalla sua profonda fede cristiana Isabella riuscì a trovare la forza e la pazienza per sopportare tradimenti, le umiliazioni, il pessimo carattere del marito.
Santa Elisabetta di Portogallo
La sua abnegazione, anche nei confronti dell’infedele marito, la portò ad accudire i numerosi figli illegittimi generati da Dionigi, con spirito intimamente cristiano.
Dall’alto del palazzo reale scendeva in mezzo agli ultimi, prendendosi cura dei malati gravi di Lisbona.
Nell’ultima fase del regno di Dionigi, quando quest’ultimo si ammalò, Elisabetta se ne prese cura amorevolmente fino alla sua morte, convincendolo in punto di morte, secondo la tradizione, ad abbracciare la fede cattolica.
Dionigi morì nel 1325, Elisabetta nel 1336. Fu solennemente canonizzata dal papa Urbano VIII nel 1625.
PREGHIERA A SANTA ELISABETTA REGINA
O santa Elisabetta, modello d’ogni
virtù sublime, col vostro esempio
mostraste al mondo quanto può in
un’anima cristiana la carità,
la fede e l’umiltà.
Voi amaste Dio di un ardore sì
ardente ch’Egli vi rese degna di
provare sulla terra le gioie del
Paradiso. Con una fede invitta
foste vera discepola dell’Evangelo,
e considerando nel prossimo Gesù
Cristo stesso, metteste ogni vostra
soddisfazione nel parlare coi poveri,
nel servirli, nell’asciugare le loro
lacrime e nel soccorrerli.
La vostra umiltà fu sì grande, che
non contenta di cambiare il trono
con una miserabile capanna, e il
manto regale in un modesto abito
di san Francesco, voleste sottoporvi
quantunque innocente, ad una vita
di privazioni e di penitenze abbracciando
con gioia la croce del Divin Redentore.
O santa Elisabetta, siate la celeste
amica dell’anima nostra, aiutateci ad
amare Gesù come voi Lo avete amato,
proteggeteci nel nostro difficile e,
ottenendoci il perdono dei nostri falli,
apriteci la via al Regno dei Cieli ove
voi sedete beata. Così sia.
Il santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, uno dei luoghi di culto mariani più importanti e celebri del mondo cattolico, è sostanzialmente il frutto dell’intuizione straordinaria di un uomo geniale, l’avvocato Bartolo Longo (Latiano, Brindisi, 1841-Pompei, 1926), che arriva a Pompei per lavoro e vi trova una situazione economica e sociale molto difficile, notando una diffusa povertà non solo materiale, ma anche spirituale.
Madonna di Pompei 8 Maggio
Egli rimase colpito dall’incontro con Pompei al punto tale da decidere di rimboccarsi le maniche, spinto dalla sua profonda fede cristiana e dalla sua particolare devozione alla Vergine Maria, per costruire tutto ciò che milioni di pellegrini ogni anno, da ogni parte del mondo, visitano e ammirano. Il santuario della Madonna di Pompei, monumento di speranza e di pace.
madonna di pompei 8 maggio
La storia vera e propria del santuario inizia l’8 Maggio 1876, con la posa della prima pietra, e nasce semplicemente dall’idea, maturata dal Beato Bartolo, di donare ai pompeiani un luogo dignitoso dove poter pregare.
Tuttavia, l’allora vescovo Monsignor Formisano chiede di più: la costruzione di una basilica.
Davanti a tale richiesta, Bartolo Longo non si scoraggia e inizia la costruzione di un piccolo santuario dedicato alla Madonna: è l’inizio di questa eccezionale avventura di carità e di fede, a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Supplica alla Madonna di Pompei
recitata solennemente alle ore 12 dell’8 maggio e della prima Domenica d’ottobre
Segno della Croce Amen.
O Augusta Regina delle Vittorie,
o Sovrana del Cielo e della Terra,
al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi,
o Regina gloriosa del Rosario,
noi devoti figli tuoi,
raccolti nel tuo Tempio di Pompei [in questo giorno solenne 1],
effondiamo gli affetti del nostro cuore
e con confidenza di figli
ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza,
dove siedi Regina,
volgi, o Maria,
il tuo sguardo pietoso su di noi,
sulle nostre famiglie,
sull’Italia, sull’Europa, sul mondo.
Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli
che amareggiano la nostra vita.
Vedi, o Madre, quanti pericoli nell’anima e nel corpo,
quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino
e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori.
Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù
e contristano il tuo sensibilissimo cuore.
Mostrati a tutti quale sei,
Regina di pace e di perdono.
Ave, o Maria…
È vero che noi, per primi, benché tuoi figli,
con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù
e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo:
siamo meritevoli dei più aspri castighi,
ma Tu ricordati che, sul Golgota,
raccogliesti, col Sangue divino,
il testamento del Redentore moribondo,
che ti dichiarava Madre nostra,
Madre dei peccatori.
Tu dunque, come Madre nostra,
sei la nostra Avvocata, la nostra speranza.
E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli,
gridando: Misericordia!
O Madre buona,
abbi pietà di noi, delle anime nostre,
delle nostre famiglie, dei nostri parenti,
dei nostri amici, dei nostri defunti,
soprattutto dei nostri nemici
e di tanti che si dicono cristiani,
eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo.
Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate,
per tutta l’Europa, per tutto il mondo,
perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!
Ave, o Maria…
Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci!
Gesù ha riposto nelle tue mani
tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina,
alla destra del tuo Figlio,
splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli.
Tu distendi il tuo dominio
per quanto sono distesi i cieli,
e a te la terra e le creature tutte sono soggette.
Tu sei l’onnipotente per grazia,
Tu dunque puoi aiutarci.
Se tu non volessi aiutarci,
perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione,
non sapremmo a chi rivolgerci.
Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi,
tuoi figli, perduti.
Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia
e la mistica Corona che miriamo nella tua mano,
ci ispirano fiducia che saremo esauditi.
E noi confidiamo pienamente in te,
ci abbandoniamo come deboli figli
tra le braccia della più tenera fra le madri,
e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.
Ave, o Maria…
Chiediamo la benedizione a Maria
Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina,
che non puoi negarci [in questo giorno solennissimo 1].
Concedi a tutti noi l’amore tuo costante
e in modo speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te
finché non ci avrai benedetti.
Benedici, o Maria,
in questo momento il Sommo Pontefice.
Agli antichi splendori della tua Corona,
ai trionfi del tuo Rosario,
onde sei chiamata Regina delle Vittorie,
aggiungi ancor questo, o Madre:
concedi il trionfo alla Religione
e la pace alla umana Società.
Benedici i nostri Vescovi,
i Sacerdoti
e particolarmente tutti coloro che zelano
l’onore del tuo Santuario.
Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei
e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria,
Catena dolce che ci rannodi a Dio,
vincolo di amore che ci unisci agli Angeli,
torre di salvezza negli assalti dell’inferno,
porto sicuro nel comune naufragio,
noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia,
a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.
E l’ultimo accento delle nostre labbra
sarà il nome tuo soave,
o Regina del Rosario di Pompei,
o Madre nostra cara,
o Rifugio dei peccatori,
o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre,
in terra e in cielo.
Amen.
Salve, Regina…
San Lorenzo Martire : festeggiato il 10 Agosto santo
La Chiesa celebra la memoria di uno dei martiri più importanti e ricordati: si tratta di San Lorenzo, nato nella città spagnola di Huesca nel 225 e martirizzato a Roma nel 257-58, durante le persecuzioni contro i cristiani promosse dall’imperatore Valeriano.
San Lorenzo 10 Agosto
Egli ha goduto storicamente di una devozione popolare particolarmente forte all’interno della comunità cristiana, e le testimonianze sulla sua vita e sul suo martirio si ritrovano negli scritti di Sant’Ambrogio, di San Leone Magno e di Sant’Agostino: questi i nomi dei grandi santi che hanno parlato di lui. In seguito alla morte, pare che sia stato arso su una graticola.
san lorenzo martire 10 agosto
Il nome, di origine latina (Laurentius), significa letteralmente “abitante di Laurento”, uno dei più antichi centri preromani del Lazio.
Al giorno di San Lorenzo, il 10 Agosto, Giovanni Pascoli dedicò una delle sue più belle e toccanti poesie, intitolata appunto X Agosto (“San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade..): la notte del 10 Agosto è tradizionalmente collegata alla comparsa dello sciame meteorico delle Perseidi, evento volgarmente noto come “stelle cadenti”.
Il poeta romagnolo si riferisce infatti proprio a tale fenomeno, che si collega a quel tragico giorno che fu la morte misteriosa del padre, Ruggero Pascoli, avvenuta proprio il 10 Agosto del 1867.
PREGHIERA A SAN LORENZO MARTIRE
O Glorioso S. Lorenzo, che dopo avere con eroica intrepidezza sostenuto gli slogamenti della tortura, i laceramenti degli scorpioni di ferro, con un eroismo non più veduto vi rideste dei carnefici e dei tiranni, mentre eravate arrostito a fuoco lento su d’una graticola, per cui si estese la vostra fama in tutto l’universo; ottenete a noi tutti la grazia di mantenerci sempre incrollabili nella fede, malgrado tutte le tentazioni del demonio e le persecuzioni del mondo, e di vivere in tale maniera, da meritarci nell’altra vita la vostra beata immortalità.
Gloria.
PREGHIERA A SAN LORENZO DIACONO E MARTIRE
1. O glorioso S. Lorenzo,
che sei onorato per la tua costante fedeltà nel servire la santa Chiesa in tempi di persecuzione, per la carità ardente nel soccorrere i bisognosi, per la fortezza invitta nel sostenere i tormenti del martirio, dal cielo volgi benigno il tuo sguardo su noi ancora pellegrini sulla terra.
Difendici dalle insidie del nemico, impetraci la fermezza nella professione della fede, la costanza nella pratica della vita cristiana, l´ardore nell´esercizio della carità, affinchè ci sia concesso di conseguire la corona della vittoria.
Gloria al Padre…
2. O invitto martire S. Lorenzo,
chiamato ad essere il primo tra i sette diaconi della chiesa di Roma, hai chiesto ardentemente ed hai ottenuto di seguire il sommo pontefice San Sisto nella gloria del martirio.
E quale martirio hai sostenuto! Con santa intrepidezza hai sopportato gli slogamenti delle membra, i laceramenti della carne ed infine il lento e penoso arrostimento di tutto il tuo corpo su una ferrea graticola.
Ma davanti ai tanti tormenti non hai indietreggiato, perché sostenuto da viva fede e da ardentissimo amore per Gesù Cristo nostro Signore. Deh!
O glorioso Santo, ottienici pure la grazia di mantenerci sempre saldi nella nostra fede, malgrado tutte le tentazioni del demonio e di vivere così conformi a Gesù, nostro salvatore e maestro, di giungere così alla beata eternità in paradiso.
Gloria al Padre…
3. O nostro protettore S. Lorenzo,
a te ricorriamo nelle nostre presenti necessità, fiduciosi di essere esauditi. Grandi pericoli ci sovrastano, molti mali ci affliggono nell´anima e nel corpo.
Ottienici propizio da Signore la grazia della perseveranza sino a giungere al porto sicuro della salvezza eterna.
Riconoscenti del tuo aiuto, noi canteremo le divine misericordie e benediremo il tuo nome oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.
Gloria al Padre…
Prega per noi San Lorenzo martire.
Affinché diventiamo degni delle promesse di Cristo.
Nella tradizione cristiana, i santi Cosa e Damiano sono conosciuti come i santi medici.
Vissuti nella seconda metà del III secolo d.C, furono due fratelli di origine araba che svolsero l’attività di medici in Siria e vennero condannati a morte sotto l’imperatore Diocleziano (284-305), durante le persecuzioni contro i cristiani.
santi-cosma-e-damiano
Le fonti antiche ricordano la loro capacità di compiere guarigioni miracolose e l’assistenza che essi fornivano gratuitamente agli ammalati, donde deriva il titolo di anàrgyroi (in greco letteralmente “senza denaro”) con il quale erano noti, a significare appunto che non pretendevano alcun compenso nell’esercitare la professione medica.
Protettori dei medici
Per questo motivo, essi sono ritenuti protettori di medici, chirurghi e farmacisti.
La città di Egea, in Cilicia (nell’odierna Turchia), fu il luogo in cui essi praticarono la medicina.
Cosma e Damiano appartenevano infatti a una ricca e nobile famiglia originaria dell’Arabia e convertitasi al cristianesimo.
Fu proprio il prefetto della Cilicia, Lisia, a farli arrestare e successivamente condannare a morte: le fonti riportano diverse versioni sul loro martirio, ma tutte concordano nel sottolineare la crudeltà dei supplizi da loro patiti.
Il loro culto si sviluppò subito dopo la loro morte: i primi indizi certi risalgono già alla metà del V secolo d.C.
PREGHIERA PER LA GUARIGIONE DI UN AMMALATO
O gloriosi santi Medici Cosmo e Damiano, con umiltà e confidenza di figli devoti, ci prostriamo fiduciosi innanzi alle vostre immagini per implorare il vostro potente patrocinio.
La pietà, che sempre avete usato verso i sofferenti, ci anima a raccomandarvi caldamente il nostro povero infermo… Ridonategli la salute.
Una sola vostra parola può recargli sollievo e può ottenergli dal Signore la sospirata grazia. Accogliete, benevoli, le nostre suppliche ed esauditeci.
Gloria al Padre…
O coraggiosi Martiri, conoscendo noi i singolari carismi, di cui vi arricchì il buon Gesù per il bene spirituale e temporale dei vostri fratelli, nutriamo piena fiducia di ottenere, per vostro mezzo, la grazia che vi domandiamo.
Il Divino Redentore, che attraversò la Palestina beneficando tutti e sanando gli infermi, non potrà certo rigettare i nostri gemiti, se le nostre preghiere saranno avvalorate dalla vostra intercessione.
Supplicate il Signore per l’ammalato che a voi raccomandiamo, e mostrate ancora una volta che siete i generosi benefattori dell’umanità sofferente.
Gloria al Padre…
O potenti Santi, il vostro cuore, sempre infiammato di quel sacro fuoco che il Redentore venne a portare sulla terra per la salvezza dell’umanità, non rimandò mai privo di consolazione chi a voi ricorse con fede nelle tribolazioni della vita.
Saremo forse noi soli esclusi dai vostri benefici?
È vero, non ne siamo meritevoli. Ma, poiché è grande il vostro potere presso Dio, siamo sicuri che non resteremo delusi nelle nostre speranze.
Benedite, dunque, il nostro infermo, come un giorno Gesù benedisse gli infelici che ne imploravano il soccorso, e, con la salute dello spirito, ridonategli presto quella del corpo.
Sarà questa un’altra prova della vostra inesauribile carità, un altro titolo per la nostra profonda e sincera gratitudine.
Gloria al Padre…
PREGHIERE AI SANTI COSMA E DAMIANO
O gloriosi Santi Medici, Cosma e Damiano, che faceste della vostra arte strumento di carità e mezzo di apostolato, e testimoniaste col sangue la fede che aveste in Cristo, alla vostra potente intercessione con fiducia noi ricorriamo.
Otteneteci dal Signore fede ferma ed operosa, carità ardente, zelo per la gloria di Dio e per il bene dei nostri fratelli. Illuminate la mente e dirigete la mano di chi ha cura della nostra anima e del nostro corpo.
Otteneteci ancora che – dopo una vita cristianamente vissuta – possiamo conseguire il dono della perseveranza finale, che ci congiunga a voi e a tutti i Beati nell’eterna visione di Dio. Così sia.
A voi tutti Santi Martiri del Paradiso, e in modo particolare a voi Santi Medici Cosma e Damiano, volgete pietoso lo sguardo su di noi, ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.
Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando opere di bene in questa terra di esilio. Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l’oggetto e il fine della vostra gloria.
O. Anime beate, o Martiri della Chiesa o potenti taumaturghi Cosma e Damiano, intercedete per noi! Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme, di seguire i vostri esempi di zelo e di amore ardente a Gesù e alle anime, di ricopiare in noi le vostre virtù, affinché diveniamo un giorno partecipi della gloria immortale. Così sia.
Gloriosi Medici Cosma e Damiano, Martiri della chiesa di Dio, decoro e vanto della città di Bitonto, all’inizio di questa giornata (ed in questo tempio in cui si venerano le vostre sacre e miracolose immagini,) eleviamo a Dio l’umile ma ardente preghiera perché vengano esauditi i bisogni spirituali e temporali nostri e di tutti i devoti che fanno incessante ricorso al vostro potente patrocinio.
Voi constatate in quanti, sofferenti nel corpo e nell’anima, vi si rivolgono con fiducia da ogni parte affinché possiate intercedere con sollecitudine presso il Signore per la guarigione dalla malattia e per la piena salute dello spirito.
Così come la vostra scienza medica ha guarito dal male fisico, così vi esortiamo con intensità di cuore affinchè la vostra carità lenisca oggi le piaghe dell’anima e restituisca ad ognuno il dono della grazia divina.
Insigni, Santi Fratelli, ottenete per tutti, in questa giornata, celesti e consolanti benedizioni.
Ma in modo speciale fate che esse discendano sulla Chiesa, sul Papa, sul nostro Vescovo, sulle nostre famiglie, sui devoti tutti e su quanti generosamente concorrono, con la preghiera e col sostegno materiale, ad edificare il Santuario intitolato ai vostri nomi e a testimoniare, in forme sempre nuove e consone ai tempi, la carità verso i fratelli affinché possano così essere celebrati, nel tempo imperituri, la vostra memoria e il memoriale di Cristo, cui avete voluto generosamente conformarvi a maggior gloria di Dio.
Il 27 Aprile la Chiesa celebra la memoria di Santa Zita di Lucca, canonizzata nel 1696 dal papa Innocenzo XII e ancora oggi oggetto di un culto fortemente sentito dal popolo lucchese.
Santa Zita di Lucca – 27 Aprile santa
Nata a Monsagrati di Pescaglia, paesino in provincia di Lucca, nel 1218 da una famiglia molto umile, Zita, ancora dodicenne, incominciò a lavorare come domestica nella casa dei Fatinelli, famiglia aristocratica, dove si fece notare e apprezzare fin da subito per la sua diligenza nel lavoro e la sua magnanimità.
Santa Zita di Lucca
Doveva anche sopportare i rimproveri e le angherie dei padroni e fare i conti con l’invidia e la negligenza delle altre domestiche, di cui spesso copriva le manchevolezze.
Già da allora, inoltre, Zita si dedicava all’assistenza dei poveri, portando loro cibo, vestiti e tutto ciò che riusciva a mettere da parte appositamente a tale scopo.
Col passare del tempo, si guadagnò la stima e l’affetto dei Fatinelli al punto da assumere la direzione della casa.
Morì il 27 Aprile 1272.
La sua fama si diffuse rapidamente e il popolo di Lucca si legò così fortemente a Zita da farla seppellire nella Basilica di San Frediano, nella quale ancora oggi è conservato il suo corpo.
Preghiera a Santa Zita
O modello di pazienza e di mansuetudine, gloriosa mia patrona Santa Zita, che adempiendo con fedeltà i vostri doveri di stato, giungeste ad una grande santità, volgete ve ne prego uno sguardo d’amore sopra di me vostro devoto.
Impetratemi la grazia di potervi imitare nella pratica della virtù, rendetemi pronto nell’obbedire, amante del lavoro, contento della mia condizione, costante nei buoni propositi, mansueto nelle contraddizioni, sottomesso ai miei superiori.
Ispiratemi un amore fervente a Gesù ed a Maria, il disprezzo delle vanità del mondo, il coraggio e la prudenza per fuggire i pericoli, e fate che ricco di meriti venga un giorno a lodare Iddio con voi in Paradiso.
Amen.
Preghiera a Santa Zita
Beatissima Santa Zita, fatta veramente secondo il cuore di Dio, a voi, che siete così propizia verso i vostri devoti, con ogni fiducia ricorro supplicandovi ad ottenermi, con la vostra potente intercessione, la bella grazia di condurre una vita fedele a Dio, e morire nel seno delle Sue Divine Misericordie.
Il vostro credito presso il Signore è senza misura; impegnatelo, ve ne prego, in mio favore, ed impetratemi tutto ciò che mi abbisogna.
Esaudite, o grande Santa, le mie suppliche, prendetemi sotto il vostro patrocinio e, infine, datemi la vostra santa benedizione. Così sia.
Questa pagina è dedicata a Santa Rita da Cascia, la santa avvocata dei casi impossibili. Di seguito la sua storia e alcune informazioni interessanti. Più avanti, trovi le preghiere per Santa Rita.
Chi è Santa Rita da Cascia
Santa Rita de Cascia, battezzata con il nome di Margherita Lotti, è uno dei santi più popolari della Chiesa cattolica. Il suo nome è probabilmente l’abbreviazione di Margherita. I suoi simboli rappresentativi sono le rose e fichi.
Rita è nata nel villaggio di Roccaporena, a 5 km a ovest della città di Cascia (provincia di Perugia, regione Umbria) nel 1381 e morì il 22 maggio del 1457.
Secondo la tradizione era figlia unica e fin dall’adolescenza voleva consacrarsi a Dio e farsi suora. I genitori però non erano d’accordo e Rita fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, patì grandi sofferenze per l’odio dei parenti che riuscì a riappacificare con la forza e l‘aiuto di Dio. Vedova e sola, in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di santa Maria Maddalena in Cascia.
santa rita da cascia
Secondo la tradizione, nel 1428 Rita riceve da Cristo una lunga scheggia di legno che le viene inchiodata sull’osso della fronte. E’ stato un stigma divina: il marchio della corona di spine che Gesù Cristo aveva esposto sulla croce.
Nel 1453 Rita si ammalò gravemente a letto. Da allora, sempre in fase di partecipazione di novizi, mentre la ferita sulla fronte gradualmente si era chiusa. Rita trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita con infezioni.
Rita divenne Santa Rita da Cascia dopo essere stata beatificata da Papa Urbano VIII nel 1627, il cui segretario privato Fausto cardinale Poli era nato a 15 km da Roccaporena, il luogo di nascita di Rita.
La festa di Santa Rita è 22 maggio.
Preghiere a Santa Rita da Cascia
Ecco tutte le preghiere dedicata a Santa Rita.
Preghiera a Santa Rita da Cascia per ottenere una grazia
Sotto il peso del dolore, a te, cara Santa Rita, io ricorro fiducioso di essere esaudito. Libera, ti prego, il mio povero cuore dalle angustie che l’opprimono e ridona la calma al mio spirito, ricolmo di affanni.
Tu che fosti prescelta da Dio per avvocata dei casi più disperati, impetrami la grazia che ardentemente ti chiedo [chiedere la grazia che si desidera].
O cara Santa Rita,
nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione…….,
e allontani l’ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.
Per l’angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.
Altra preghiera a Santa Rita per la grazia
O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.
Emendando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l’eternità.
Così sia.
Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi.
Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.
3 Padre Nostro, Ave Maria e Gloria al Padre.
Preghiera per la pace in famiglia
O Dio, autore della pace e custode amoroso della carità, guarda benevolo e misericordioso la nostra famiglia. Vedi, o Signore, come è spesso in discordia e come la pace si allontana da essa.
Abbi pietà di noi. Fa’ che ritorni la pace, perché tu solo ce la puoi concedere.
O Gesù, Re di pace, ascoltaci per i meriti di Maria Santissima, regina della pace, e anche per i meriti della tua serva fedele, Santa Rita che arricchisti di tanta carità e dolcezza da essere angelo di pace ovunque vedesse discordia.
E tu, cara Santa, prega per ottenerci questa grazia dal Signore sulla nostra famiglia e su tutte le famiglie in difficoltà. Amen.
Preghiera della sposa
O gloriosa santa Rita, sebbene ti sia sposata per obbedire ai tuoi genitori, divenisti un’ottima sposa cristiana e una brava mamma.
Ottieni anche a me l’aiuto di Dio, perché possa vivere bene la mia vita matrimoniale. Prega perché abbia la forza di mantenermi fedele a Dio e al mio sposo.
Abbi cura di noi, dei figli che il Signore vorrà donarci, dei vari impegni che dovremo affrontare. Che nulla turbi la nostra concordia.
Gli angeli della pace assistano la nostra casa, allontanino la discordia e si accresca la comprensione e l’amore che unisce le anime redente dal sangue di Gesù.
Fa’ che, anche per la tua intercessione, un giorno veniamo a lodare Dio in cielo, nel Regno dell’amore eterno e perfetto.
Preghiera della mamma in attesa
Alla tua nascita, o Santa Rita, avesti il nome simbolico di una gemma e di un fiore.
Guarda con amorevolezza me che sto per divenire mamma. Anche tu divenisti mamma di due figli, che amasti ed educasti come soltanto una santa mamma può fare.
Prega perché il Signore mi conceda la grazia del bimbo, che con mio marito attendiamo come dono del cielo.
Fin d’ora lo offriamo al Sacro Cuore di Gesù e di Maria e l’affidiamo anche alla tua protezione.
Si compia nella gioia il miracolo di una vita nuova e benedetta da Dio.
Preghiera della mamma
O Vergine immacolata, madre di Gesù e madre mia, per intercessione di Santa Rita, aiutami nella dolce e grave responsabilità di essere mamma.
A te affido, o Madre, i figli che amo tanto e per cui trepido, spero e gioisco. Insegnami a guidarli come Santa Rita, con mano sicura per la via di Dio. Rendimi tenera senza debolezze e forte senza durezze.
Ottienimi quella amorosa pazienza che non si stanca mai e tutto offre e sopporta per la salvezza eterna delle sue creature.
Aiutami, o Madre.
Forma il mio cuore a immagine del tuo e fa’ che i miei figli vedano in me un riflesso delle tue virtù, affinché, dopo aver imparato da me ad amarti e a seguirti in questa vita, giungano un giorno a lodarti e benedirti in cielo.
Maria, regina dei Santi, disponi per i miei figli anche la protezione di Santa Rita.
Novena a Santa Rita, modello di vita
Santa Rita da Cascia, modello delle spose, delle mamme di famiglia e delle religiose, io ricorro alla tua intercessione nei momenti più difficili della mia vita.
Tu sai che spesso la tristezza mi opprime, perché non so trovare la via d’uscita in tante situazioni dolorose.
Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno, specialmente la serena fiducia in Dio e la calma interiore.
Fa’ che io imiti la tua dolce mitezza, la tua forza nelle prove e la tua eroica carità e chiedi al Signore che le mie sofferenze possano giovare a tutti i miei cari e che tutti possano essere salvi per l’eternità.